Come gestire la fase dei “terrible two? Invece che liquidare tutto come capricci, proviamo a riflettere su alcuni punti:
-permettiamo al bambino di esprimere la propria rabbia (facciamo ovviamente attenzione che si trovi un luogo sicuro e privo di pericoli). Non interferiamo e non attribuiamo eccessiva importanza al suo lamento. Stiamo in disparte e lasciamogli lo spazio per scaricare la tensione. Questo non significa affatto abbandonare e disinteressarsi del bambino, ma al contrario è un gesto d’amore nei suoi confronti; in questo modo noi lo riconosciamo come persona che in un momento di rabbia ha bisogno dei suoi spazi. Per maggior sicurezza (vostra e del bambino!), nulla vieta di individuare delle postazioni strategiche all’interno della casa (es: una libreria a scaffali da cui possiamo sbirciare senza essere visti ciò che effettivamente sta succedendo, uno specchio che riflette l’immagine del bambino…).
-non chiediamo al bambino di prendere una decisione quando è arrabbiato. Dopotutto, noi adulti, siamo sempre in grado di fare scelte quando siamo esausti o sotto pressione? Per incoraggiare l’indipendenza del bambino e la sua capacità di compiere scelte individuiamo occasioni più favorevoli…Evitiamo di porre domande aperte come ad esempio “a cosa vuoi giocare?”, i nostri bambini hanno infinite possibilità di scelta e questo può scatenare in loro confusione e la conseguente difficoltà a organizzare a livello mentale tutti i giochi di cui dispongono. Potremmo provocare in questo modo un inutile attacco di rabbia! Preferiamo domande del tipo “vuoi giocare con le costruzioni o con le macchinine?”, il bambino avendo due opzioni di scelta, avrà comunque modo di sperimentare la propria autonomia.
-non diamo troppa importanza ai comportamenti negativi, ricordiamo che sono la conseguenza di una battaglia emotiva del bambino che cerca di separasi dall’adulto di riferimento per ‘fare da solo’. Rispettiamolo e lasciamogli la libertà di sviluppare la sua individualità. Non diventiamo eccessivamente giudicanti, analitici, opprimenti nei suoi confronti, ma aiutiamolo invece a ricomporsi dopo un attacco di rabbia senza per forza voler una sua spiegazione.
Infine ricordiamo che non esistono ‘ricette magiche’ per affrontare i “terrible two” proprio perchè ogni bambino è unico, ogni bambino ha i suoi tempi e i suoi modi per esprimere il proprio desiderio d’indipendenza. Semplicemente, ogni genitore consapevole di questa naturale tappa evolutiva, avrà modo di individuare le strategie più funzionanti per affrontare i famigerati “terrible two” e se qualcuno ne avesse bisogno (per avere un parere professionale ed emotivamente più distaccato) può valutare la possibilità di una consulenza pedagogica.
Laura Pederzani
Articolo pubblicato su http://www.babyinitaly.it